mercoledì 23 luglio 2008

Mattina a Amasya.

La giornata di Stefano e Alessandro inizia con un bella energetica colazione turca a base di kebab, pomodori (domates) freschi tagliati in spicchi, cetrioli (salatalik), pane (ekmek) freschissimo bianco, focaccette salate e dolci, yogurt, fette di formaggio (penir) magro di un paio di tipi, spesso ottenuto da latte di capra, la marmellata (recel), il miele (bal), burro (tereyagi), uova (yumurta), olive (zeytin) verdi e nere, frutta, fette d'anguria, tè (çay) e caffè (kahve), latte (sut), salsiccia (sucuk), salame piccante (pastirma), una ciotola di mercimek çorbasi (zuppa di lenticchia) o ezogelin çorbasi (zuppa di rizo con le spezie) servito con limone e polvere di chili, un börek o una poça, riempita con formaggio, patate o carne, delle semplici simit (sono ottime ciambelline con il buco tempestate di semi di sesamo), e, per finire, del pide, barchette di pastafrolla farcite di uova, formaggio, verdura cotta. Sì, …inizia e praticamente finisce! Succede che non riesci neppure ad alzarti dalla seggiola e ti assale l’abbiocco. Solo il continuo telefonare degli sponsor scuote il tuo torpore e allora fai l’estremo sforzo di trascinarti alla pandamobil, sdraiarti sul volante, inserire con difficoltà la chiave per l’accensione e guidare ad occhi chiusi per la campagna. Per fortuna c’è Padre Pio che veglia su questi peccatori avvezzi all’unico vizio che il loro fisico concede (ancora per poco): il bere e il mangiare! La pinguedine non è un problema, sarà utile quando si attraverserà la steppa e il deserto mongolo: dromedario docet!

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